ottime spiegazioni sul parallasse

Non basta una buona carabina! In questo spazio si tratta delle ottiche, dall'acquisto alla loro riparazione, e dei vari sistemi di puntamento

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ottime spiegazioni sul parallasse

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Fonte airgunsitaly
Autore FRA' DIAVOLO
L'errore di parallasse è un errore di misurazione dovuto al diverso punto di vista che si può assumere nell'osservare uno strumento nell'atto della misura.
Un esempio di errore di parallasse si ha quando si usa un termometro per misurare la temperatura atmosferica e il termometro usa una scala graduata che è distante dal tubo stesso. Se la misura non viene presa stando esattamente all'altezza raggiunta dal liquido, il valore ricavato non è corretto. Si ha errore di parallasse anche nel caso di strumenti con lancetta non appoggiata sulla scala graduata (strumenti analogici).
Tecnica
Il cannocchiale di mira soddisfa a due esigenze del tiratore: ingrandire il bersaglio e avere sullo stesso piano l'immagine del bersaglio e il reticolo di mira (è noto che l'occhio non riesce a mettere a fuoco contemporaneamente il mirino e un bersaglio lontano, così che senza cannocchiale vede necessariamente uno dei due punti sfocato).
Il cannocchiale è costituito da tre elementi ottici fondamentali: l'obiettivo, le lenti che raddrizzano l'immagine che esce capovolta dall'obiettivo, l'oculare che consente di vedere l'immagine. L'oculare può essere regolabile per adattarsi alla vista del tiratore o a sue temporanee variazioni (miopia da luce crepuscolare). A questi elementi si aggiungono il reticolo di mira, le torrette di regolazione e il corpo tubolare che contiene il tutto.
Un tempo si discuteva sui vantaggi del corpo in acciaio rispetto a quello in lega leggera. Ora non vi sono ormai ragioni per rifiutare il corpo in lega leggera.
Del pari non vi è motivo di privarsi della possibilità della doppia regolazione del reticolo, in altezza e in orizzontale.
Le qualità che un cannocchiale deve avere sono: a) ottima qualità delle lenti; b) robustezza del corpo e solido fissaggio di tutte le parti interne che devono resistere alle violente sollecitazioni al momento dello sparo; c) tenuta stagna per evitare che entri all'interno polvere o umidità che potrebbe condensarsi; alcuni modelli sono sigillati con all'interno gas inerte.
Proprio ai cannochiali è stato applicato il detto "sono troppo povero per permettermi un cannocchiale di basso prezzo": non ha senso risparmiare su di esso perché uno strumento scadente ha un valore negativo.
Caratteristiche ottiche
Se le caratteristiche di un cannocchiale sono, ad es. 6x42, il primo numero indica gli ingrandimenti; 6 ingr. stanno a significare che il bersaglio verrà avvicinato di sei volte, che un animale a 120 verrà visto come se fosse a soli 20 metri. Il numero 42 indica invece il diametro in millimetri dell'obiettivo, cioè della lente rivolta verso il bersaglio; quanto più grande il diametro, tanta più luce entra nel cannocchiale.
Da questi due dati si può calcolare il diametro della pupilla di uscita e cioè del dischetto luminoso che si vede guardando da una certa distanza l'oculare. Esso è dato da 42:6 = 7 mm. In condizioni di luce normale la pupilla umana ha un diametro di 3 o 4 millimetri e quindi entrerà nell'occhio solo una parte della luce proveniente dall'oculare; in condizioni di scarsa luminosità la pupilla può allargarsi fino ad 8 millimetri di diametro e ricevere perciò tutta la luce raccolta dall'obiettivo. Gli strumenti con grande pupilla di uscita consentono quindi di vedere al meglio al crepuscolo o al tramonto o in caso di foschia. Da quando detto si deduce che non ha senso avere un cannocchiale con una pupilla di uscita superiore a 8 mm.
La capacità di risoluzione dei particolari in condizioni di luce scarse è dato poi dal fattore crepuscolare che si ottiene con la formula √(6 x 42) = 15,9. Quanto più grande è questo valore tanto più alta è la capacità di risoluzione dello strumento.
Distanza oculare. Quando si usa un cannocchiale da osservazione l'occhio viene appoggiato quasi sull'oculare e quindi l'immagine si deve formare sulla sua lente esterna; ciò non è possibile se si usa un cannocchiale da tiro perché il rinculo lo farebbe piantare entro al cavità orbitale, con sensazioni molto spiacevoli per il tiratore. L'immagine deve quindi essere a fuoco ad una certa distanza dall'oculare, distanza che dovrebbe tener conto della corporatura del tiratore e del suo modo di imbracciare. Di regola la distanza oculare è di 75-90 mm. Quanto essa è maggiore, tanto più si è sicuri da infortuni nel tiro veloce e con i calibri con forte rinculo.
Nei cannocchiali per pistola la distanza può raggiungere i 50 cm.
Campo visivo. È dato dal diametro di terreno visibile ad una data distanza e dipende dagli ingrandimenti e dal tipo di costruzione del cannocchiale. Nelle tabelle viene indicato il campo a 100 metri; in un buon cannocchiale esso sarà, ad esempio, di 7 metri con 6 ingrandimenti. Esso varia in modo proporzionale alla distanza e perciò a 50 metri sarà di 3,5 metri. Negli strumenti ad ingrandimento variabile esso ovviamente varia a seconda dell'ingrandimento. In cannocchiali di poco prezzo il margine del campo visivo può essere distorto o sfocato e quindi inutilizzabile. Prima di comperare uno di questi cannocchiali, provare a leggere una pagina di giornale ad un certa distanza: si devono leggere bene sia le lettere al centro dell' immagine che quelle all'esterno.
Trattamento delle lenti
Ad ogni passaggio di un raggi odi luce da una lente all'aria (o viceversa) si ha una perdita del 4% di luminosità. Per ridurre queste perdite ed evitare riflessioni di raggi di luce all'interno del sistema ottico, si ricorre al trattamento superficiale delle lenti con il deposito di ossidi minerali (cosiddetto azzurraggio; ora però vi sono rivestimenti di altro colore, ad es. arancione) che deve riguardare tutte le lenti e non solo quelle esposte alla vista dell'utilizzatore! Evidente poi la necessità che le lenti abbiano la massima trasparenza senza distorsioni, rifrazioni e conseguenti iridescenze.
Questo procedimento venne inventato dalla Zeiss (Prof. A. Smakula) nel 1935 e tenuto segreto per ragioni militari fino al 1940 ed è quindi meglio non acquistare binocoli o cannocchiali anteriori alla fine della seconda guerra mondiale. Si consideri che un cannocchiale ad ingrandimento variabile ha ben 14 superfici aria-vetro con una perdita del 50% di luce; con un semplice azzurraggio la perdita si riduce al 20% e con i procedimenti moderni multistrato al 10%. Questi moderni trattamenti consentono una visione ottimale a lunga distanza ed in montagna e in condizioni di scarso contrasto dell'immagine; riducono i riflessi se si guarda controluce.
Ovviamente le lenti non devono essere solamente rivestite da strati qualsiasi, ma occorrono tecniche raffinate che assicurino la dovuta qualità e resistenza alla abrasione.
Parallasse
Si parla di parallasse quando gli assi di due sistemi ottici si incontrano con un dato angolo. Il punto in cui essi si incontrano è privo di parallasse e quindi un oggetto in questo punto si vede in modo identico da entrambi i sistemi ottici. Se l'oggetto si trova spostato in avanti o all'indietro rispetto a questo punto, vi sarà una differenza di visione tra i due sistemi. Quando usiamo il cannocchiale entrano in gioco due sistemi ottici: il nostro occhio e il cannocchiale. Se guardiamo esattamente nel centro della pupilla di uscita, i due assi di visuale coincidono e non vi è parallasse e quindi non vi può essere errore, qualunque sia la distanza a cui si trova il bersaglio. Se si guarda spostati rispetto al centro della pupilla di uscita, allora non vi è parallasse solo per una certa distanza focale che di solito viene regolata a 100 metri.. Quando si osservano oggetti posti a distanza minore o maggiore si verifica l'errore di parallasse per cui, se non si guarda esattamente al centro dell'oculare l'immagine si sposta rispetto al centro del reticolo. In genere però questa possibilità di errore viene sopravvalutata. Se invece che a 100 metri il bersaglio è a 150 metri, l'errore massimo possibile sarà di 7 mm. e per gli usi venatori non ha quindi senso un cannocchiale che consenta di modificare la distanza di regolazione del parallasse, visto che il cacciatore non può stabilire la distanza esatta e non ha tempo per regolare lo strumento. La regolazione è invece necessaria per il tiro sportivo a lunga distanza.
GENERALITA’
Il cannocchiale è un oggetto ideato per consentire un puntamento più preciso delle mire metalliche, sfruttando l’ingrandimento del bersaglio tramite l’utilizzo di lenti opportunamente trattate e disposte all’interno di un tubo metallico. Un’ottima carabina con un’ottica scarsa non potrà mai competere con una media carabina dotata di un’ottica di prima classe. I raggi luminosi, penetrando nel tubo, attraversano la lente frontale e vengono concentrati in un punto chiamato piano focale (Piano dell’Obbiettivo, 1° piano focale), poi tendono a divergere, ribaltando l’immagine inquadrata dall’obbiettivo. Un successivo gruppo di lenti, posizionata nella zona centrale del tubo, provvederà ad invertire l’immagine e a concentrarla su un secondo piano focale (Piano dell’Oculare, 2° piano focale), ed infine verrà ingrandita da un oculare che sarà situato frontalmente all’occhio dell’osservatore.
Il reticolo viene posizionato su uno dei due piani focali in modo che sia perfettamente sovrapponibile al bersaglio.
CARATTERISTICHE DI UN’OTTICA DA TIRO
• Obiettivo:
è la grossa lente rivolta l’oggetto osservato. Il numero successivo al valore degli ingrandimenti è accompagnato da una x (es. x50) ed identifica in millimetri il diametro dell’ obbiettivo ed ha un rapporto direttamente proporzionale alla quantità di luce che può entrare nell’ottica, quindi alla luminosità del bersaglio.
• Tubo o Corpo centrale:
parte centrale dell’ottica contenente i meccanismi per la regolazione dell’alzo e del brandeggio del reticolo, nonché il corpo cilindrico contenente il gruppo lenti. Il tubo deve essere indeformabile agli urti e agli sbalzi di temperature, deve essere costruito con tolleranze strettissime. Generalmente è in leghe di alluminio, ma non mancano in acciaio che, pur essendo più pesanti, hanno una dilatazione termica inferiore di circa la metà. Minori sono i pezzi che lo compongono più rigido il tubo sarà e meno problemi d’impermeabilità darà. Per migliorare la tenuta agli agenti esterni ed agli sbalzi di temperatura derivanti che potrebbero influenzare la trasparenza dell’ottica, come ad es. la condensa, il tubo viene riempito di gas inerte, generalmente azoto.
• Oculare:
e’ la lente rivolta verso l’osservatore
• Ammortizzatore dell’oculare:
l’oculare posteriore poggia in una sezione del tubo che è ammortizzata in modo da evitare il classico contatto, se non addirittura la ferita, da rinculo.
• Ingrandimenti:
il primo numero della sequenza numerica che accompagna il nome del modello dell’ottica scelta, es.6x, identifica il numero delle volte che l’immagine traguardata dall’ottica sarà ingrandita (se il nostro obbiettivo fosse a 300 mt. da noi, un’ottica 6x ce lo presenterà come se fosse a 50 mt, un 8x come a 37,5, un 10x come a 30 mt, un 24x come a 12,5 mt.), molto spesso compare in coppia con un secondo numero separato da una lineetta, es.6-24x, identificando così l’escursione minima e massima d’ingrandimenti che l’ottica avrà a disposizione per ingrandire il bersaglio. Queste due differenti modalità nomenclatura dell’ottica portano l’operatore a capire che:

- 6x identifica un’ottica ad ingrandimenti fissi;
- 6-24x identifica un’ottica ad ingrandimenti variabili.
• Pupilla d’uscita:
visivamente la si nota guardando a 30 cm di distanza, circa, l’oculare di un binocolo/cannocchiale la superficie chiara circolare al suo interno. E’un valore importante per un’ottima visione crepuscolare.
Si calcola dividendo il diametro dell’obbiettivo per il numero egli ingrandimenti, il risultato espresso in mm, sarà il diametro della pupilla d’uscita. Più il valore della pupilla d’uscita si avvicinerà a 7 mm più l’ottica sarà luminosa. Il valore di 7 mm è da considerarsi come riferimento in quanto sono i mm di massima apertura che, mediamente, la pupilla umana ha in situazioni crepuscolari o di buio per ricevere la maggiore quantità di luce ambientale, un quarantenne ha una dimensione massima pupillare di 6 mm..
Es: 6x42 = pupilla d’uscita di 7 mm; 8x56 = pupilla d’uscita di 7mm; 16x56 = pupilla d’uscita di 3,5 mm.
Nei variabili il maggior numero di lenti presenti nel tubo porta ad una perdita maggiore di luminosità confronto i fissi, però recuperabile giocando con il diametro dell’obbiettivo.
• Valore crepuscolare:
è un valore matematico dato dalla radice quadrata dell’ingrandimento per il diametro dell’obiettivo.
E’ un valore puramente teorico in quanto non tiene assolutamente conto della qualità delle lente e delle lavorazione ricevute che portano una lente ad essere comunque più luminosa rispetto ad una di diametro maggiore ma di qualità inferiore.
Per non farsi ingannare dal valore crepuscolare basta portare questo esempio: uno spektive 30x75 ha un valore crepuscolare molto elevato ma una pupilla d’uscita poco superiore ai 2 mm, mentre un binocolo 7x50 avrà un valore crepuscolare inferiore ma una pupilla d’uscita pari a poco più di 7 mm. Secondo voi quale delle due ottiche lavorerà meglio al crepuscolo ?
• Campo visivo:
identifica quanti metri di lineari di campo sono visibili a 1000 mt. di distanza traguardando da un’ottica di tiro.
Più aumenta l’ingrandimento più diminuisce il campo visivo. Nei variabili cambia in base all’ingrandimento scelto per la visione.
• Lenti:
la qualità delle lenti è riconducibile alla qualità iniziale della lente e alla sua lavorazione.
Generalmente le lenti vengono costruite per dare una risposta ottimale (messa a fuoco) sulle lunghezze d’onda del blu e del giallo, in quanto ogni materiale ha un proprio indice di rifrazione, lasciando gli altri colori sfuocati.
L’indice di riflessione, ossia quanta luce viene riflessa, è dovuto al cambiamento del mezzo di propagazione della luce. Il tipo di trattamento superficiale delle lenti, a base di finissimi strati di fluoruro di magnesio e ossidi, andrà a diminuire sempre più lo sbalzo di riflessione che la luce ha passando direttamente dall’aria alla lente e all’aria di nuovo.
Tenendo conto che nel passaggio dall’aria al vetro viene riflessa, in una lente non trattata, il 5 % della luce e che altro 5 % viene a perdersi nel successivo passaggio con l’aria, se si moltiplica questa perdita per il nr. delle lenti che fanno parte dell’ ottica, si potrà avere una perdita pari ad oltre il 50 % della luce. Ecco dove sta la differenza di prezzo fra ottiche diverse.
La qualità di una lente la si percepisce anche nella sua capacità di far risaltare il contrasto fra gli oggetti visionati con essa.
Tutte le ottiche preposte ad un uso gravoso devono avere anche una lavorazione antigraffio. La purezza iniziale della lente, la qualità della lavorazione che subisce, influisce in modo determinante sulla “qualità “ della pupilla d’uscita.
Nelle ottiche ad ingrandimenti variabili vengono aggiunte delle lenti scorrevoli per rotazione che permettono di variare la distanza focale e di conseguenza gli ingrandimenti.
• Reticoli:
sono ottenuti mediante incisione su un vetrino e verniciatura dello stesso con successivo incollaggio di una seconda lente, oppure tramite metallico, il migliore in quanto non costringe il costruttore ad inserire una nuova lente che porta ad una diminuzione di luminosità, non determina opacità ed è possibile creare reticoli finissimi.
Nei variabili possono essere posizionati sul primo o sul secondo piano focale.
Nel primo caso le dimensioni del reticolo varieranno con il variare degli ingrandimenti, in modo che il rapporto dimensionale tra reticolo e bersaglio rimanga costante, nel secondo caso invece al variare degli ingrandimenti il bersaglio varia di grandezza ma il reticolo rimane sempre della stessa dimensione. Il reticolo deve essere scelto in base al lavoro richiesto.
E’ possibile dividere in tre grandi famiglie i reticoli : per tiro a segno, per caccia, per impieghi militari.
Un reticolo fine svolgerà un eccellente lavoro su bersagli cartacei da poligono ma se utilizzato per la caccia si perderà nella vegetazione, di contro, un reticolo con i filetti spessi da caccia andrà a coprire il bersaglio da tiro a segno rendendo impossibile “tagliare in quattro il 10”.
In ambito di polizia un crossair o plex con l'ausilio di un telemetro laser è sufficiente. In campo militare il reticolo dovrà svolgere un altro tipo di lavoro, dovrà funzionare anche da misuratore di distanza, insomma da telemetro.
In quest’ultimo caso vengono usati due sistemi: a scala graduata, o Stadia, e Mil-Dot.
Il primo è di origine europea ed è composto da una serie di tacche che corrispondono alla distanza tra il capo di un uomo e la sua cintura, affiancata da un numero che corrisponde alla distanza del bersaglio.
Il secondo è di origine statunitense e si basa su una serie di puntini posizionati sul reticolo che andranno a sovrapporsi sull’obiettivo, conoscendo l’altezza dall’oggetto traguardato e il nr di puntini sovrapposti ad esso, tramite una semplice formula si avrà la distanza tiratore-obiettivo.
• Regolazioni dell’alzo e del brandeggio:
viene effettuato grazie alla rotazione delle torrette che spostano l’immagine del bersaglio sul piano focale, variando la posizione del corpo cilindrico che contiene le lenti, inserito nella zona centrale del tubo. Lo spostamento della torretta è confermato da un click tattile che in base alla finezza della regolazione sposterà il la collimazione, a 100 mt. , di 1;1/2,1/4, 1/5,1/8 di MOA.
Il MOA, Minute Of Angle o Minuto d’Angolo, è una misura angolare che si basa sul grado sessagesimale, essendo esso riferito ad un angolo il suo valore sarà uguale a qualsiasi distanza presa in esame. Un minuto d’angolo equivale ad 1/60 di grado, 1grado = 60 primi , 360 gradi = 21600 minuti primi.
Senza addentrarci in discussioni trigonometriche sulla tangente dell’angolo del rapporto distanza/colpo o rosata, comunemente si può dire che 1 MOA (ovvero il segmento sotteso a quella data distanza) è uguale a:

• 25.4 mm (1 pollice) a 87.28 mt (95.4 yards);
• 26.26 mm (1.047 pollici) a 91.44 mt (100 yards)
• 29.1 mm (1.13 pollici) a 100 mt (109.4 yards)
• Correttore del parallasse:
Parallasse: spostamento apparente di un punto rispetto a un altro punto situato a distanza diversa dall’osservatore, che si verifica quando l’osservatore si sposta in direzione perpendicolare alla congiungente i due punti.
Errore di parallasse: errore che si commette nella lettura su una scala graduata, quando, a causa di un punto di osservazione non opportuno, l’indice non si proietta ortogonalmente su di essa.
Le due sopraccitate definizioni sono state prese dal “Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli” del 1994.
Errore di parallasse nelle ottiche da tiro: elaborando le due definizioni del vocabolario si potrà intendere errore di parallasse quell’errore che i tiratori commettono traguardando l’ottica con il loro occhio non perfettamente in linea con l’asse bersaglio/centro del reticolo/oculare, ma su un asse parallelo, producendo l’effetto che il reticolo “balla” sul bersaglio, il correttore di parallasse riporta il bersaglio ed il reticolo sullo stesso asse, oppure si potrebbe dire che l’errore di parallasse è lo spostamento apparente del bersaglio rispetto al reticolo quando la posizione dell’occhio del tiratore rispetto all’oculare varia.
Le ottiche che non sono dotate della correzione manuale del parallasse vengono generalmente ottimizzate direttamente dal costruttore per una distanza di 200 mt., in modo da permettere tiri a 100 e 300 mt. con errori di 1-3 cm. nel tiro.
Le ottiche che ne sono dotate hanno la regolazione generalmente su una terza torretta, agendo sull’ultima lente del sistema centrale, oppure tramite l’intera parte anteriore dell’ottica, che agisce sulla lente dell’obbiettivo. Qualunque sia il sistema usato per correggere il parallasse non si fa altro che variare la distanza fra l’obbiettivo e la lente anteriore del sistema centrale.
Se possibile sarebbe preferibile il primo sistema in quanto permette di mantenere l’intera struttura più rigida e resistente.
Nella pratica la regolazione del parallasse da parte del tiratore è da usarsi come una messa a fuoco dell’ottica.
PARALUCE
Assolutamente necessario, evita che il riflesso della vostra lente sia percepito dal nemico rivelando così la vostra posizione. Deve avere una lunghezza minimo pari al diametro del vostra lente d’entrata, in modo da essere sicuri che il riflesso della luce si rifletta sulle pareti interne del paraluce.
.
LA SLITTA/BASETTE
sulla slitta non si deve lesinare neanche un €, bisogna spendere, è inutile avere una carabina da grido e poi dei supporti scadenti per la nostra bella ottica. Di basette ne esistono vari tipi ma personalmente consiglio quelle tipo Picatinny a Mil –Spec in pezzo unico.
In commercio esistono anche slitte inclinate di 20 o 40 moa che danno un appruamento al cannocchiale permettendogli di guadagnare in alzo per tiri alle lunghe distanze. Tale tipologia di basette diventano essenziali per armi come il .338LM e il 12,7, in modo da permettere all’ottica di poter lavorare su tutta la sua escursione d’alzo.
Evitate basette che vi permettono la regolazione del brandeggio, non hanno la giusta robustezza richiesta dal lavoro di sniper.
GLI ANELLI
il discorso delle slitte/basette vale anche per gli anelli. Cercate anelli sempre Mil-Spec con 4 viti per anello e con dado di serraggio, ad uso del dinamometro, e non leve o altro. Una volta serrati ci devono rimanere, non continuate a mettere e a togliere l’ottica, dovreste ritararla ogni volta.
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Re: ottime spiegazioni sul parallasse

Messaggio da filemone »

e sulle inclinazioni dell'ottica
airgunsitaly
Autore:sniper70


Ciao ragazzi , oggi vorrei parlarvi di un problema abbastanza comune nelle armi ad aria compressa.
Molti di noi si sono gia interfacciati con questo tipo di "problematica" e cioe' quando durante le fasi di taratura dell'ottica capita di non riuscire ad alzare il punto di impatto sul bersaglio mirato , nonostante siamo arrivati a fondo corsa per quanto riguarda l'escursione della torretta verticale.

Il problema è causato nella maggior parte dei casi dalla poca escursione della torretta verticale dell'ottica. In altri casi ( tra l’altro anche abbastanza comuni con alcuni modelli-quasi sempre trattasi di modelli a canna basculante e alcuni modelli a canna fissa tipo Diana 48/52/54) questo problema ( che viene chiamato in una terminologia prettamente anglosassone “barrel droop”) consiste nel fatto che la canna non e’ in asse con la guida dell’ottica ma tende/e’ inclinata verso il basso ( questo espediente non e’ un difetto ma viene fatto dal costruttore intenzionalmente per permettere un migliore azzeramento delle mire metalliche ).
Molte ottiche, progettate per essere installate su armi da fuoco, hanno scarse possibilità di regolazione della torretta verticale soprattutto se usate su armi ad aria compressa ( dove appunto la parabola del pallino molto accentuata ne amplifica la problematica).
Per esperienza posso dirvi che, qualora la carabina in questione non avesse affatto "barrel droop", per azzerare a distanze variabili dai 40 ai 50 metri mantenendo ancora un po' di escursione residua della torretta verticale (ossia per non averla a fondo corsa), servono almeno 7-8 giri completi della stessa (se da 1/4 di Moa o il doppio se da 1/8 di Moa).[/color]

Se invece la carabina in questione e’ affetta anche da questo “problema” con 7-8 giri a volte non si riesce ad azzerare (gli impatti risultano sempre bassi anche con la torretta a fine corsa).

Ci sono 2 soluzioni che potreste adottare:

1- acquistare una scina inclinata qui : http://www.benaglioattacchi.it/t3Caratteristiche.html , con questa soluzione una volta posizionata e successivamente montataci l'ottica sopra, cambierete l'angolo dell'ottica rispetto all'asse della canna recuperando molti click. Credetemi questa e' la soluzione migliore :

Immagine


non usate questo tipo di attacco, in quanto da esperienza ( nonostante chi li produca e li venda ne parli bene ) non sono affidabili, con le vibrazioni tendono a perdere la posizione stabilita dal tiratore (specialmente nelle springer) :

Immagine

2- lo scopo della seconda soluzione che sto per descrivervi , ha l'identico obiettivo della soluzione precedente ma adottando materiale che trovate a casa vostra. Personalmente, nonostante riconosca che la soluzione precedente sia la migliore in assoluto, la uso su ogni mio modello senza aver mai riscontrato problemi di sorta.

Ve la descrivo brevemente : smontate l'ottica lasciando attaccati alla carabina solo gli attacchi senza la parte superiore degli stessi. Tagliate dei piccoli pezzetti di cartoncino ( potete usare lo stesso cartoncino dei bersagli) di dimensioni rettangolari 1 cm x 0,8 cm. incollatene 3 uno sopra l'altro allo scopo di fare un pezzetto piu' spesso e posizionatelo nella parte interna dell'attacco posteriore adagiandolo sul fondo dello stesso, mentre in quello anteriore posizionatene solo 1. Riposizionate il tubo dell'ottica e ricomponete gli anelli. Non esagerate nello stringere troppo le viti, perchè in questo caso rischierete seriamente di danneggiare il tubo nel momento in cui serrerete le stesse. Questo è un espediente "di fortuna" da usare con MOLTA attenzione.. la soluzione dello spessoramento e' l'ultima spiaggia.....se non si dispone di altro...a patto di farlo con molta cautela.... Se non riescite a recuperare l’escursione verticale del punto di impatto...... mettete la slitta inclinata. A lavoro ultimato guardando lateralmente, il tubo dell’ottica risultera' piegato leggermente in avanti. Anche questa operazione come detto precedentemente ha l'obbiettivo di farvi recuperare una buona quantita' di click di elevazione.

Vi allego una foto della mia HW 50 dove guardando appunto l'anello posteriore dell'attacco noterete che vi e' questo piccolo spessore. Fate caso in particolare allo spazio che rimane tra le 2 parti dell'attacco posteriore paragonandolo a quello che rimane tra le 2 parti dell'attacco anteriore:


Immagine


Fatto questo e ovviamente dopo che vi sarete assicurati che l’ottica sia stata messa in bolla potete procedere con la taratura della stessa.

Decidete uno zero, ossia decidete qual’e’ la distanza a cui volete tarare perfettamente l’ottica ( ricordatevi che lo "ZERO" corrisponde per una certa taratura e senza toccare piu' il numero dei click per quella distanza sempre a soli 2 punti perfettamente coincidenti tra la proiezione del centro del reticolo ed il punto di impatto del pallino).

Il pallino non descrive una traiettoria rettilinea durante il suo volo verso il bersaglio se non nel punto stesso che paradossalmente considerassimo nel caso si potesse fermarlo in aria, quasi fosse un singolo fotogramma di un video per intenderci

In parole povere descrive sempre un andamento parabolico, dal punto in cui lascia la volata al punto di impatto sul bersaglio, di quanto questi dati in termini numerici corrispondano.......dipende da alcuni fattori, quali: velocita' pallino, peso pallino, forma pallino, coefficiente balistico pallino.....distanza tra l'ottica e la canna, postura del tiratore, modo di reagire dell'arma, variabile vento improvviso...etc.....etc..... i programmi di simulazione balistica per quanto perfetti possano essere e per quanto possano essere vicinissimi alla realta' sul volo del pallino, sono e rimangono solo simulazioni , non danno una risposta alloluta al 100% ai singoli casi .....LA RISPOSTA A QUESTA DOMANDA SI HA SOLO SUL CAMPO FACENDO NUMEROSE PROVE E ANNOTANDO I RISULTATI IN QUANTO DIPENDE ANCHE DA ALCUNI PARAMETRI PRETTAMENTE FISICI/PERSONALI CHE QUESTI PROGRAMMI BALISTICI NON TENGONO ASSOLUTAMENTE CONTO.

Giusto per farvi un esempio vi posto 3 diagrammi relativi a due modelli in mio possesso....il primo ad una depotenziata ( HW 50s, la stessa che vedi nella foto sopra - in questo caso il primo zero corrisponde a 10 metri ed il secondo a 20 metri) ed il secondo e terzo relativo ad una full power ( BSA XL tactical - nel primo diagaramma relativo a questo modello uso i JSB Exact ed il primo zero corrisponde a 12,5 metri ed il secondo a 50 metri - nel secondo diagramma relativo sempre alla BSA uso i Baracuda Match che come potrai vedere essendo piu' lenti descrivono una parabola piu' accentuata rispetto all' altra. In questo caso mantenendo il secondo zero sempre a 50 metri....per effetto del diverso volo ...il primo zero non corrisponde piu' a 12,5 ma a 7,5 metri) :

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Per concludere Vi descrivo brevemente come procedo di solito alla taratura dei vari modelli,
Supponiamo che il mio zero sia a 50 metri ( ovviamente e’ solo un esempio, nel singolo caso potrebbe essere anche diverso ...20..25..30 etc etc ) .
Procedo a tarare l’arma...cioe’ correggo verticalmente e orizzontalmente con le torrette di regolazione finche’ la rosata impatta nel punto mirato. Finita questa taratura fine a 50 metri facendo fede ai migliori risultati ottenuti, senza toccare piu' i click in elevazione tiro a 45-40-35-30-25-20-15-10 metri e' misuro di quanto la rosata si discosta dal punto mirato (adesivo colorato) con un righello e prendendo nota dei risultati.
Traguardo il mil dot alle varie distanze, prendo nota in quale punto del reticolo verticale i gruppi di rosate impattano a tutte le distanze.( grazie a questi dati procedo nella realizzazione al computer dei relativi grafici).
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